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      - Si assicuri, signore, rispose Sancio, che in questo ella sarà obbedita esattamente, e tanto più che sono pacifico di natura mia, e nemico di mettermi in romori e in contese: vero è bensì che trattandosi di difendere la mia persona, non farò gran caso di queste leggi, mentre e le divine e le umane permettono a ciascuno di contrastare a chi gli vuol nuocere. - Né io ti contraddico, rispose don Chisciotte, ma in quanto al soccorrermi contro cavalieri devi tenere in freno la tua naturale impetuosità. - Ed io replico, soggiunse Sancio, che obbedirò a questo precetto con tanta fedeltà ed esattezza come a quello della domenica."
      Stando in questi ragionamenti videro in lontananza due frati dell'ordine di San Benedetto a cavallo di due dromedari; che così si potevano chiamare le mule da essi cavalcate. Avevano gli occhiali da viaggio, ed i loro parasoli, ed erano seguiti da un cocchio, con l'accompagnamento di quattro o cinque persone a cavallo, e di due mulattieri a piedi. Stava nel cocchio (come poi si venne a sapere) una signora biscaina diretta a Siviglia, dove trovavasi suo marito in procinto di passare alle Indie con molta mercanzia; i frati però non erano della comitiva, benché viaggiassero molto a lei da vicino. Non li vide appena don Chisciotte che disse al suo scudiere: "O ch'io m'inganno; o debb'essere questa la più famosa avventura che siasi giammai veduta; perché da quel gruppo o mucchio nero che là si scorge, io arguisco che debbono essere incantatori i quali ne menano prigioniera qualche principessa in quel cocchio; ed io devo ad ogni modo impedire così gran torto.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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