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      Sancio Pancia, che già malediceva in suo cuore la diceria del capraio, eccitò a tutto suo potere il padrone perché si ritirasse nella capanna di Pietro. Vi si recò don Chisciotte, ma spese la maggior parte della notte nel pensare alla sua signora Dulcinea, imitando gli innamorati di Marcella. Sancio si coricò meglio che poté fra Ronzinante ed il giumento, e dormì non come un amante sventurato, ma come un uomo pesto da una furia di battiture.
     
      CAPITOLO XIII
     
      IN CUI SI FINISCE IL RACCONTO DELLE VICENDE DI MARCELLA CON ALTRI AVVENIMENTI.
     
     
      Ma appena cominciò pei balconi d'oriente a spuntare il giorno, che cinque tra i sei caprai levatisi, furono a svegliar don Chisciotte, dicendogli che era tempo di andare a vedere il famoso funerale di Grisostomo, e ch'eglino gli sarebbero compagni di viaggio. Don Chisciotte che altro non bramava, levossi, ed ordinò subito a Sancio di sellar Ronzinante, e mettere la bardella al giumento. Sancio obbedì prontamente, e tutti si posero in via.
      Non aveano camminato un quarto di lega quando all'attraversar d'un viottolo videro venire alla lor volta sei pastori vestiti con pelliccie nere, portando in testa una ghirlanda tessuta di cipresso e di oleandro. Teneva ognuno di essi in mano un grosso bastone di sorbo, e li seguitavano due gentiluomi a cavallo vestiti sfarzosamente da viaggio, con tre servitori a piedi. Quando furono insieme, reciprocamente si fecero cortesi saluti; domandaronsi a vicenda qual parte fossero diretti, e poiché tutti si avviavano al luogo del funerale, procedettero in numerosa compagnia.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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