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      Dirò che non s'inganna chiunque bene ama, e che quell'anima è libera sopra le altre, la quale è più schiava di amore.
      Dirò che la mia costante nemica ha l'anima bella al pari del corpo; che la sua indifferenza nasce da propria mia colpa, e che per mezzo dei mali a cui si sottopone, amore mantiene in pace il suo regno.
      Ed in questa opinione accelerando con un duro laccio il miserando passo a cui mi ha condotto la sua indifferenza, commetterò al vento il mio corpo e la mia anima senza alloro o palma di gloria avvenire.
      E tu che con tanta crudeltà fai evidente la cagione che mi sforza a gittar di tal modo l'aborrito mio vivere;
      Poiché questa profonda piaga del mio cuore apertamente ti mostra com'io m'offerisco lieto al tuo rigore:
      Se mai per caso tu mi giudichi degno che il chiaro cielo dei tuoi begli occhi nella mia morte si turbi, nol lasciare che ciò accada, io te ne prego; né cerco che tu mi dia verun compenso per queste spoglie dell'anima mia.
      Anzi nel funesto momento il tuo riso faccia conoscere che tu della mia morte ti allegri. Se non che è troppa semplicità il porgere a te questo consiglio, mentre so che tu ti fai gloria di accelerare il fine della mia vita.
      Sorga dunque, che già n'è tempo, dal profondo abisso Tantalo colla sua sete, sorga Sisifo coll'immane peso del suo macigno, Tizio conduca il suo avoltoio, né Issione qui manchi colla sua ruota, né le cinquanta sorelle intente alla perpetua loro fatica;
      E tutti insieme riversino il loro mortale supplizio nel mio petto, e con bassa voce (se tanto s'aspetta a chi muor disperato) cantino triste esequie e dolorose a questo mio corpo a cui sarà negato anche il mortorio.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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