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      Alla bella prima don Chisciotte colpì uno di loro in maniera che gli forò un casaccone di cuoio che indossava, gli squarciò quasi la metà di una spalla. Quella gente che si vide così maltrattare da quei due uomini soli, essendo eglino in sì in gran numero, dieder di piglio alle loro stanghe, e avendoli circondati, cominciarono con gran furia a riveder loro le costole. Alla seconda bastonata Sancio precipitò, e dopo lui don Chisciotte, né gli valse destrezza o coraggio; e manco male ch'egli cadde appié di Ronzinante, il quale non s'era per anche rizzato: dal che si vede che brutta riuscita fanno le stanghe in mani villane e arrabbiate. Accorgendosi i Ianguesi della brutal opera da loro commessa caricaron le bestie colla grande celerità, e proseguirono la loro strada lasciando i due venturieri al partito più tristo che dir si possa. Il primo a risentirsi fu Sancio Pancia, che trovandosi vicino al suo signore, con voce ammalata e dogliosa gli disse: "Signor don Chisciotte! ahi signor don Chisciotte! - Che vuoi tu, Sancio fratello mio? rispondeva don Chisciotte con voce parimenti debole e addolorata. - Bramerei, se fosse possibile, disse Sancio Pancia, che vossignoria mi desse due sorsi di quella bibita di Fleo Blas se ne ha qui alla mano che potrebbe forse essere tanto buona per le ossa peste come per le ferite. - Ah tapino di me! se qui l'avessi, che ci mancherebbe adesso per guarire? rispose don Chisciotte. Io ti giuro, o Sancio in parola di cavaliere errante, che non passeranno due giorni, se altrimenti non dispone la sorte, che ne a


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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