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      Si alzò con questo sospetto, e acceso tosto un lume si condusse fin là donde era venuto il fracasso. La serva, vedendo il padrone, il quale era uomo bestiale, tutta spaventata e fuori di sé andò a cacciarsi nel letto di Sancio Pancia che dormiva, e vi si nicchiò facendosi come in un gomitolo. Entrò l'oste dicendo: - Dove sei, sciagurata? Scommetto che questo strepito è per colpa tua." Svegliossi Sancio in questo punto, e sentendosi quel gruppo quasi a ridosso, e pensando che fosse qualche folletto, cominciò a mazzicar co' pugni dall'una parte e dall'altra, cogliendo con non so quanti Maritorna; la quale, vinta dal dolore ne ricambiò Sancio in maniera da fargli perdere il sonno per molte notti. Vedendosi egli trattato a quel modo senza sapere da chi, e alzandosi alla meglio che poté, si accapigliò con Maritorna, e cominciò fra loro la più accanita e graziosa zuffa del mondo. Laonde il vetturale che al lume del candeliere dell'oste vide il maltrattamento della sua bella, lasciato don Chisciotte, corse a prestarle il necessario soccorso; e l'oste fece lo stesso, ma con diversa intenzione, perch'egli vi andò risoluto di gastigare la serva, tenendola indubitatamente per l'autrice di tutto quello scompiglio. E qua come suol dirsi, il gatto al topo, il topo al gatto, ed il gatto alla corda, e la corda al palo: il vetturale bastonava Sancio, Sancio la serva, la serva lui, l'oste la serva, e tutti menavano così alla presta che non restava un momento di pausa. Fu poi da ridere che all'oste si spense il lume, e rimasti perciò tutti all'oscuro, si percuotevano sì pazzamente e alla cieca, che dove giungevan le mani non restava niente di sano.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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