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      Vedendo Sancio la decisa volontà del padrone, e le sue lagrime, i suoi consigli e i suoi prieghi essere inefficaci, si avvisò di correre all'astuzia per tentar pure ch'egli aspettasse il giorno; e così nello stringere le cinghie al cavallo, con avvedutezza e senza fare il menomo strepito legò colla cavezza del suo asino i piedi di dietro di Ronzinante, di maniera che quando don Chisciotte si accinse di partire gli fu impossibile perché il cavallo si moveva soltanto a salti. Vedendo Sancio il buon successo dell'arte usata, disse: - Ecco, o signore, che il cielo commosso dalle mie lagrime e dalle mie preghiere ha disposto che Ronzinante non possa moversi, e se ella perfidierà a voler che cammini a furia di sproni e di percosse, sarà uno stancare la fortuna e, come suol dirsi, dar delle pugna all'aria.
      Disperavasi don Chisciotte, e più che spronava il cavallo meno lo faceva muovere; laonde senza sospettare della legatura, tenne per il più savio partito di mettersi in quiete ed attendere che facesse giorno e che Ronzinante potesse moversi; né mai pensando che quell'inciampo provenisse dalla malizia di Sancio, gli disse: - Poiché, o Sancio, Ronzinante non può muoversi, sono contentodi aspettare lo spuntar dell'alba, benché io pianga questo tempo che ho da perdere fin ch'ella sorga. - Qui non c'è da piangere, rispose Sancio, perché io intratterrò vossignoria col racconto di qualche novella finché si fa giorno, se pure non volesse ella piuttosto smontare e mettersi un po' a dormire su quest'erba, alla maniera de' cavalieri erranti, per trovarsi più agile domattina e più forte a sostenere l'incomparabile avventura che nuovamente lo aspetta.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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