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      - Sarà vero, rispose Sancio, ma io so che niente si può aggiungere alla mia istoria che termina dove comincia a perdersi il conto del passaggio delle capre.
      - Non importa, replicò don Chisciotte; vediamo se Ronzinante si può movere."
      Tornò a dar degli sproni, e quello a far nuovi salti senza movere un passo: tanto bene l'avea Sancio legato. Frattanto, o per il freddo della mattina che s'accostasse, o perché Sancio avesse mangiato a cena qualche cosa di lenitivo, o perché naturalmente fosse chiamato (ciò ch'è più verosimile) gli venne voglia di fare ciò ch'altri non potea fare per lui; ma tanto grande era la sua paura che non osava scostarsi un passo dal suo padrone. E poiché gli era impossibile di non servire alla sua stringente necessità, per conciliare ogni cosa, levò via la mano diritta dell'arcione di dietro, e sciolto di cheto un cappio scorsoio con cui teneva allacciati i calzoni, alzò il meglio che poté la camicia per fare le sue occorrenze. Ma parendogli poi di non poterne riuscire senza far qualche strepito che lo tradisse, cominciò a stringere i denti e a raggricchiarsi nelle spalle, trattenendo il fiato il più che poteva; e tuttavolta non valse a impedire che nascesse un cotal rumore diverso da quello che gli aveva messa già tanta paura. Lo sentì don Chisciotte, e disse: - Sancio, che strepito è questo? - Nol so, rispos'egli; qualche altra novità, perché le avventure e le disavventure non vengono mai sole:" e nel dire queste parole il povero Sancio si trovò libero del fardello che gli aveva recato tanto fastidio.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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