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      Sancio seguitavalo a piedi tenendo al solito per la cavezza il giumento perpetuo compagno della sua prospera e contraria fortuna; ed essendosi buona pezza inoltrati fra quei castagni e le altre ombrose piante giunsero in un praticello sotto un'alta balza da cui precipitava un grandissimo volume d'acqua. Stavano pure a pie' della balza pochi rustici casolari mal costrutti, che sembravano rovine di edifizî anziché case, dall'interno dei quali si accorsero che partiva il formidabile fracasso di quelle botte che pur non cessavano.
      Si spaventò Ronzinante al rumore dell'acqua e dei colpi, e don Chisciotte, facendogli carezze, a poco a poco lo avviò verso le case, raccomandandosi di tutto cuore alla sua signora, e supplicandola che in quella terribile giornata ed impresa non gli mancasse di favore, e nel tempo medesimo si mise sotto la protezione del cielo. Sancio procurava di non istargli lontano allungando quanto poteva il collo e gli occhi tra le gambe di Ronzinante per vedere la causa di quel fracasso che incuteva sì gravi sospetti e spaventi. E dopo un altro centinaio di passi allo svoltar di una roccia apparve chiara e patente la causa (ché altra non poteva essere) di quanto la scorsa notte gli avea tenuti sì altamente sospesi e impauriti. Procedeva dunque (se hai voglia, o lettore, di venirne a cognizione) da sei magli di gualchiere i quali coll'alternare dei colpi producevano tanto strepito. Quando don Chisciotte conobbe ciò ch'era ammutolì e parve basito da capo a piedi. Sancio lo guardò, e si accorse che tenea la testa china, confessando di essere stato troppo corrivo.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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