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      Incantata poi, come suol dirsi, la nebbia, mandata via la malinconia, salirono a cavallo, e fedeli all'usanza degli erranti cavalieri, senza prefiggersi un determinato cammino, si misero in viaggio all'arbitrio di Ronzinante, che colla volontà del padrone signoreggiava eziandio quella dell'asino da cui era seguitato con fratellevole amore. Trovaronsi quindi senza volerlo sulla strada maestra, per la quale avviaronsi alla ventura senz'altro divisamento.
      Cammin facendo disse il padrone: - Mi permette, vossignoria, ch'io parli alcun poco con lei? Ché dappoi che ella m'ha fatto quell'aspro comando di silenzio, mi sono putrefatte nello stomaco più di quattro cose; ma una sola che tengo adesso sulla cima della lingua non vorrei che la andasse a male. - Dilla, rispose don Chisciotte, ma sii breve, che un discorso lungo non può mai dar piacere. - Io dico dunque, o signore, ripigliò Sancio, che da alcuni giorni in qua ho considerato quanto poco si guadagna e si avanza andando in traccia di queste avventure che vossignoria va cercando per questi deserti e crocicchi di strade, dove anche superando e vincendo le più pericolose, non vi ha né chi le vegga, né chi le sappia; e così restano in perpetuo silenzio con pregiudizio della intenzione di vossignoria e del loro intrinseco merito. Sembrami pertanto che sarebbe savio partito (salvo il miglior parere della signoria vostra), che andassimo a servire qualche imperadore od altro gran principe, il quale sia in guerra, nel cui servigio voi, signore, possiate mostrare il valore della persona, le grandi forze e l'eminente giudizio di cui siete fornito.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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