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      Gli parve nella sua fantasia che fosse seminudo, colla barba negra e folta, coi capegli rabuffati, i piè scalzi, nude le gambe, e con un paio di calzoni che pareangli di velluto lionato, ma stracciati per modo da mostrare da molte parti le carni. Avea scoperta la testa, e benché apparisse solo di tratto in tratto, il cavaliere della Trista Figura osservò e notò minutamente ogni cosa; ma quantunque tentato avesse di seguitarlo, nol poté fare perché la debolezza di Ronzinante gli vietava di valicare per quei precipizi; e tanto più che il suo passo era di natura assai limitato e flemmatico. Ora si figurò don Chisciotte che costui fosse il padrone del cuscinetto e del valigiotto, e propose fra sé di volerlo raggiungere quand'anche avesse dovuto aggirarsi per un anno intero tra quelle balze. Ordinò a Sancio che pertanto battesse da una parte la montagna, mentre egli se n'andrebbe per la opposta via; che forse in tal guisa raggiungerebbe quell'uomo che gli era sparito dinanzi agli occhi.
      - Non posso, rispose Sancio, perché scostandomi da vossignoria mi entra addosso una paura che mi dà mille batticuori, e mi rappresenta mille visioni; e ciò le serva di avviso, perché da qui in avanti io non mi allontanerò un dito solo da lei. - Sia quello che vuoi, disse don Chisciotte, ed io sono contentissimo che tu ti possa valere del mio coraggio, che non ti mancherà se bene ti mancasse l'anima nel corpo; seguimi dunque a poco a poco, o come potrai, e spia dappertutto cogli occhi. Noi ci aggireremo per questa montagnuola, e forse c'imbatteremo nell'uomo da noi veduto, il quale certamente sarà il padrone di tutto quello che abbiamo trovato.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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