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      sse don Chisciotte. - Retentio vuol dire, soggiunse Sancio, che chi va all'inferno più non può uscirne; e l'andrebbe così anche per me se non portassi gli sproni per tener desto Ronzinante, ma purché io arrivi al Toboso, mi farò innanzi alla signora Dulcinea, e le darò tal ragguaglio delle prodezze e delle pazzie che vossignoria ha fatte, e delle altre che starà facendo che la renderà più pieghevole di un guanto se pur la trovassi più consistente di un sughero; volerò poi come uno stregone con una risposta dolce e melliflua, e trarrò la signoria vostra da questo purgatorio, che sembra inferno e non lo è, perché vi è la speranza, come ho detto, che manca a chi sta nell'inferno; né crederò di trovare in ciò opposizione.- Questo è vero, disse il cavaliere dalla Trista Figura; ma come faremo a scrivere la lettera? - Ed anche la cambiale per avere gli asini? soggiunse Sancio.- Non mancherà nulla, disse don Chisciotte; e saria ben fatto, mancandoci carta, che la scrivessi alla maniera degli antichi, sopra foglie d'alberi o sopra una tavoletta di cera, benché anche questa, come la carta, sarà qui difficile a ritrovare. Ma ora mi sovviene... e si potrà bene e più che bene scriverla nel libricciuolo di memorie che fu di Cardenio, e tu poi ti piglierai pensiero di farla trascrivere sopra un foglio di carta con buon carattere nel primo luogo dove siavi un maestro di scuola: o te la copierà in ogni caso un sagrestano; ma non farla trascrivere da alcun notaio, che costoro hanno tutti un carattere indiavolato, sicché non la potrebbe poi leggere Satanasso.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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