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      Sfogandomi a questo modo e con tanta perturbazione di animo ho viaggiato tutto il restante della notte, e sull'apparire del giorno mi trovai all'ingresso di queste montagne per le quali andai errando tre giorni senza direzione o strada prefissa di sorta alcuna, finché giunsi non so in qual parte di queste solitudini, in un prato, ed ivi domandai ad alcuni pastori quale fosse il recesso di queste balze più aspro e più solitario. Mi diressero eglino dove io loro avea chiesto, e mi v'incamminai risoluto di perdere la vita. Penetrando tra queste solitudini morì la mia mula di stanchezza e di fame, o, come credo più vero, per non voler sostenere più oltre il peso inutile di mia persona. Restai a piedi privo di forze, sfinito di fame senza curarmi di rinvenire chi mi porgesse soccorso, e mi rimasi non so per quanto tempo in tale situazione steso in terra senza più sentire bisogno di cibo. Alcuni caprai mi si accostarono e mi diedero senza dubbio da mangiare; ed istrutti dello stato in cui mi trovava, furono testimoni di tante e tanto strane pazzie da me dette e fatte, che mi giudicarono uomo fuori del senno. Io medesimo me ne sono convinto, poiché mi sento sì fiacco e pesto, e cado in eccesso di frenesia, stracciandomi i vestiti di dosso, mettendo le più alte strida tra questi deserti, maledicendo la mia trista ventura, e ripetendo invano l'adorato nome della mia nemica, senza mirare ad altro che a terminare i miei giorni con voci da disperato. Quando poi torno in me stesso mi trovo sì debole e rovinato che posso movermi appena.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298