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      Per tale ragione come io signoreggiava sul loro cuore, così disponevo delle loro facoltà; da me riceveano legge i dipendenti; passava per le mie mani il conto del seminato e del raccolto; quello dei mulini, dell'olio e dei tini; quello del bestiame grosso e minuto; quello degli alveari e delle api; in fine io era la dominatrice di tutto ciò che può possedere un dovizioso abitatore delle campagne qual è mio padre; e ne avea egli sì grande soddisfazione che non la saprei significare con parole. Una parte della giornata, dopo avere ordinate le faccende dei mandriani e dei soprastanti, ed assettati altri affari, io la occupavo in esercizî convenienti alle donzelle, cucire, ricamare, filare; o se talvolta me ne astenevo, era per applicarmi alla lettura di qualche libro di divozione o per toccar l'arpa, addottrinandomi l'esperienza che la musica rimette gli animi scomposti e alleggerisce i mali dello spirito. Questo era il tenore di vita che io passava in casa paterna: che se esso da me vi è raccontato minutamente, nol fo già per ostentazione, né per farvi sapere che posseggo ricchezze e fortune, ma perché sappiate che senza mia colpa caddi da felicissimo stato nella miseria in cui mi vedete. Io conducevo dunque i miei giorni in tante e sì varie occupazioni, e in ritiro sì rigoroso che ben poteva agguagliarsi a quello di un monastero; perché non veduta, a quanto io credeva, da altri che dalle persone di casa, andavo ad ascoltar la messa assai di buon'ora, accompagnata da mia madre o da altre serventi; e tanto chiusa in me stessa, che vedevo appena quella terra ch'io calcava coi piedi.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298