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      Lo vide Sancio e il conobbe, e non lo ebbe appena adocchiato e riconosciuto, che sclamò: - Ah Ginesiglio ladrone! rendimi la mia gioia e il mio vanto, abbandona il mio asino, lascia il mio bene, fuggi, scappa malandrino, restituisci la roba che non è tua." Non vi era d'uopo di tante parole né di tante ingiurie, poiché Gines alla prima smontò, e pigliando un trotto che molto somigliava ad un andar di carriera si allontanò e sparve in un baleno dagli occhi di tutti. Sancio si avvicinò al suo asino, ed abbracciandolo strettamente gli disse: - Come stai, ben mio, asino degli occhi miei, compagno mio?" e con questo lo accarezzava e lo baciava proprio come avrebbe potuto baciare una persona. L'asino stava cheto e lasciavasi baciare ed accarezzare da Sancio senza rispondere alcuna parola. Intanto arrivò tutta la brigata, e ad uno ad uno tutti fecero a Sancio le congratulazioni più vive per aver ritrovato il suo asino, e don Chisciotte specialmente, il quale gli disse che non per questo annullava l'ordine dei tre poledri, della qual cosa gliene rese Sancio vivissime grazie.
      Mentre questi due fra loro s'intertenevano disse il curato a Dorotea ch'ella aveva spiegata molta bravura sì nella narrazione come nel farla sì breve, e nell'averla configurata sul modello dei libri di cavalleria. E la giovine rispose che molti di quei libri avea letti per passatempo, ma che ignorava del tutto dove fossero le provincie ed i porti di mare, che perciò avea detto a capriccio di essere sbarcata in Ossuna.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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