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      Egli stesso condusse per mano Lotario a casa sua credendolo l'istrumento della sua gloria, quando all'opposto vi conduceva la cagione della rovina di sua riputazione. Camilla lo ricevette con apparenze nemiche, ma in fatto con cuore amoroso e contento. Durò alcun tempo l'inganno, finché a capo di pochi mesi la fortuna rivoltò la ruota, e recò apertamente in luce la malvagità fino allora celata, con grande artifizio, avendo ad Anselmo costato la vita la sua impertinente curiosità.
     
      CAPITOLO XXXV
     
      CHE TRATTA DELLA VALOROSA E SMISURATA BATTAGLIA CHE FECE DON CHISCIOTTE CON ALQUANTI OTRI DI VINO ROSSO; E DOVE SI DÀ FINE ALLA NOVELLA DEL CURIOSO INDISCRETO.
     
      Il fine della novella era vicino quando dal camerone in cui era passato a dormire don Chisciotte, escì Sancio Pancia tutto scompigliato sclamando: "Accorrete, signori, presto, presto, accorrete a soccorrere il mio padrone che trovasi impegnato nella più accanita e fiera battaglia che abbiano veduto mai questi miei occhi. Viva Dio! ch'egli diede una coltellata al gigante nemico della signora principessa Micomicona, e gli tagliò la testa netta netta come se fosse propriamente stata una rapa. - Che vieni tu, Sancio a raccontarci? disse il curato, lasciando di leggere ciò che restava della novella: hai tu perduto il cervello? come può essere, se il gigante sta lontano di qua due mila leghe?" Udirono in questo un grande strepito da dove stava don Chisciotte, il quale con quanto fiato aveva in petto gridava: "Fermati ladrone, malandrino, poltronaccio, che ti ho già preso, e a nulla ti varrà la tua scimitarra:" e con ciò pareva che tirasse gran colpi nelle pareti.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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