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      Disse Sancio a quel punto: - A che serve le vostre signorie si trattengano ad ascoltare il fracasso? entrino, entrino a partire la battaglia, e a dare aiuto al mio padrone; quantunque non vi sarà forse bisogno, perché senz'alcun dubbio, il gigante è già ammazzato, e adesso renderà conto a Dio della sua mala vita passata. Ho veduto io stesso correre il sangue per terra e la testa tagliata è caduta da una banda: ed oh che gran testa! pareva un otre di vino. - Voglio esser morto, disse allora l'oste, se don Chisciotte, o don diavolo, non colpì con qualche coltellata alcuni degli otri pieni di vino rosso i quali stavano presso al capezzale del suo letto, e il vino uscitone sarà quello che par sangue a cotesto balordo." Entrò subito nel camerone seguìto dagli altri tutti, e vi trovarono don Chisciotte nell'arnese più strano del mondo. Stava in camicia, con in testa un berrettino dell'oste rosso, unto e bisunto; teneva ravvolta al braccio sinistro la coperta del letto, quella stessa che Sancio odiava non senza il suo gran perché; portava la spada sfoderata nella mano diritta colla quale tirava colpi spietati, esprimendosi come se realmente fosse venuto alle mani con qualche gigante: e il più bello si è che non aveva ancora gli occhi aperti, e dormendo sognava di essere alle prese col gigante. Era sì scaldata la sua immaginazione nell'avventura alla quale credeva di andare, che gli fece sognare di essere pervenuto al regno di Micomicone, e di essere già impegnato nel conflitto col suo nemico e così freneticando avea dati tanti colpi contro gli otri, credendo di averli drizzati contro il gigante, che tutto quello stanzone si era fatto un lago di vino.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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