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      Per dir breve, ritornandosene a casa non vi trovò pur uno dei domesti suoi, ma ogni cosa abbandonata e deserta. Non sapea che pensare, che dirsi, che fare, ed era sul punto di dare in follia. Si vedeva in un istante rimasto senza moglie, senz'amico, senza domestici, abbandonato, a parer suo, dal Cielo che lo copriva, e quello che peggio era, senza onore perché la fuga di Camilla gli distruggeva anche questo. Si determinò alfine, dopo lunga irresoluzione, di recarsi alla villa appresso quel suo amico dove aveva fatto soggiorno, quando aveva dato campo egli stesso agli altri di macchinare la sua disavventura. Chiuse le porte di casa, montò a cavallo, e con affannoso respiro si pose in viaggio; ma non giunse alla metà del cammino, quando oppresso dall'affanno
      gli fu forza smontare per legar ad un arbore il suo cavallo, al cui tronco lasciossi cadere mettendo i più dogliosi sospiri; e qui si trattenne fino al declinare del giorno, quando vide venire dalla città un uomo a cavallo, e pregatolo a soffermarsi un istante, le domandò quali nuove correvano in Firenze. "Le più strane, rispose il cittadino, che da molto siensi intese in quella città; perché pubblicamente si dice che Lotario, quel grande amico di Anselmo, il ricco abitante a San Giovanni, se ne fuggì nella passata notte con Camilla moglie del detto Anselmo, la quale in fatti è sparita. Questo disse una servente di Camilla che fu colta nella notte che calavasi giù da una finestra della casa di Anselmo con due lenzuola aggruppate.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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