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      Era frattanto rinvenuta Dorotea, ed avea inteso tutto ciò che erasi detto da Lucinda, di maniera che conobbe bene chi ella fosse; e vedendo che don Fernando la teneva tuttavia fra le braccia, né le rispondeva parola, ella sforzandosi quanto poteva, si alzò per gittarsi ai suoi piedi, e spargendo un fiume di belle e dolenti lagrime così prese a dirgli: "Se i raggi di questo sole che voi tenete ecclissato fra le braccia non vi abbagliassero gli occhi, avreste veduto, o signore, che quella che sta ginocchioni ai vostri piedi è la sfortunata Dorotea, che tale sarà finché a voi non piaccia di mutar la sua sorte.
      Sì, sono io quell'umile contadina che piacque alla vostra bontà di sollevare all'altezza di potere chiamarsi vostra. Quella sono io che rinserrata fra i cancelli dell'onestà visse contenta, finché vinta dai vostri scongiuri e da quei sentimenti che parevano sì amorosi e sinceri aprì la porta del suo ritiro, e vi rese signore della sua libertà: dono da voi sì male accolto come chiaramente dimostrano il luogo e il modo del presente incontro fra noi! Non vorrei, mio signore, che sospettaste di trovarmi qui trascinata sui passi del mio disonore; ma lo sono su quelli del vivo cruccio e dell'afflizione che in me produsse il vedermi da voi dimenticata. Voi voleste che divenissi vostra e lo voleste per modo che vi rende impossibile di non essere mio. Considerate una volta che lo sviscerato amore che vi porto, può essere degno compenso della bellezza e della nobiltà per cui mi abbandonaste.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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