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      Quello di che vi prego si è che non mi rinfacciate il mio sconsigliato procedere e la mia ingratitudine, perché quell'impulso che m'indusse a volervi per mia sposa, quel medesimo poi mi aveva strascinato a tentare di non esser vostro. In prova che ciò sia vero volgetevi e mirate gli occhi della già contenta Lucinda, e troverete in essi la discolpa di tutti i miei falli; e giacché ella pervenne al colmo dei suoi desiderî, ed io in voi ho trovato chi compirà i miei interamente, viva ella sicura e contenta lunghi e felici anni col suo Cardenio, ch'io pregherò genuflesso il Cielo che mi conceda lo stesso colla mia Dorotea." Così dicendo reiterò gli abbracciamenti, ed era tanto commosso che a gran fatica impedì che le lagrime non dessero maggior dimostrazione del suo amore e del suo pentimento. Non era ciò da temersi per quelle di Lucinda e di Cardenio, e per quelle di quasi tutti gli altri che erano quivi presenti, da che tante ne fecero piovere dagli occhi, gli uni pel loro particolare contento, gli altri per l'altrui felicità che sembrava essere ivi accaduta qualche sciagura. Piangeva lo stesso Sancio, ma ebbe a confessare di poi che non per altro piangeva egli se non se per vedere che Dorotea non era più, come si figurava, la regina Micomicona, dalla quale attendevasi tanti benefizi. Durò qualche tempo unitamente alle lagrime la generale maraviglia, dopo di che Cardenio e Lucinda si posero ginocchioni dinanzi a don Fernando ringraziandolo del favore da lui ricevuto, e ciò con sì obbliganti espressioni che don Fernando non seppe rispondere, ma li rialzò e li abbracciò con molta affezione e con singolare cortesia.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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