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      Ed in fatti riflettasi che con le sole forze materiali non è possibile giungere a conoscere o congetturare i divisamenti dell'inimico, i suoi disegni, gli stratagemmi, le difficoltà, o premunirsi contro
      i temuti danni: cose tutte proprie unicamente dell'intelletto, e nelle quali non può né punto né poco parte veruna del corpo. Ora se le armi vogliono l'opera dello spirito come le lettere, vediamo presentemente quale dei due spiriti soffra maggiormente travaglio se quello del letterato o quello del guerriero. Ciò risulterà ad evidenza quando si ponga mente agli effetti ed al fine a cui ognuno di loro s'incammina; perché quello scopo è certo da tenersi in maggior conto ché vôlto è a fine più nobile e più cospicuo. La mira cui tendono le umane lettere (non intendo parlare ora delle divine, il cui soggetto è quello di condurre le anime al cielo; ché ad un fine sì augusto nessun altro può andare del parti) è la retta amministrazione della giustizia distributiva, il dare il suo a ciascheduno, il prestarsi colla più grande premura e diligenza affinché sieno eseguite a dovere le buone leggi: assunti a vero dire grandi, nobili e degni di essere celebrati altamente. Non sono però oggetti di quella celebrità che merita l'esercizio delle armi; le quali hanno per iscopo e per fine la pace, ch'è il maggior bene che possa essere dagli uomini desiderato nella presente vita. Ed infatti le prime felici novelle diffuse per lo mondo e ricevute da tutti gli uomini, furono quelle che recarono gli angeli nella notte della natività, quando cantavano dall'alto delle sfere: "Sia gloria nei cieli e pace nella terra agli uomini di buona volontà:" ed il saluto che insegnò il migliore maestro del cielo e del mondo ai suoi diletti e colleghi fu che all'entrare in qualche abitazione dicessero: "Sia pace in questa casa" e molte altre forme insegnò loro, come: "Vi do la mia pace; vi lascio la mia pace; sia la pace con voi:" come il miglior tesoro che da così gran mano potesse donarsi; gioiello senza il quale non si può godere di alcuna felicità in terra né in cielo.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298