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      Entri, io ripeto, la signoria vostra in questo paradiso, che qui troverà stelle e soli che accompagneranno quel cielo che la signoria vostra seco conduce: troverà quivi l'arme al loro apice di perfezione, e la bellezza negli estremi del vero merito."
      Restò trasognato il giudice al ragionamento di don Chisciotte, e si mise ad esaminarlo di proposito, maravigliandosi non meno delle sue parole che della sua figura. Senza aprir bocca, tornò ad esaminarlo di nuovo, quando gli comparvero innanzi Lucinda, Dorotea e Zoraida, tratte colà dall'avere sentito dall'ostessa l'arrivo degli ospiti e della leggiadra donzella che avevano curiosità di vedere e di accogliere. Don Fernando, Cardenio e il curato fecero a essa giovane un'accoglienza ancor più compita e cortese. Il signor giudice entrò confuso sì per quello che vedeva, come per quello che sentiva dire: ed intanto le dive dell'osteria davano la benvenuta alla vezzosa ragazza. In fine conobbe il giudice molto bene che distinte e nobili dovevan essere le persone che là si trovavano; ma la disposizione, la faccia e gli arnesi di don Chisciotte lo avrebbero fatto dare in pazzia. Dopo di avere egli ricambiate le comuni e cortesi offerte da esso lui praticate, e fatto esame degli agi che offerire potesse quell'albergo, si decise a ciò che già prima era stato disposto, cioè a lasciare che le donne tutte si raccogliessero nel camerone, e che gli uomini se ne stessero al difuori, come in atto di far loro la guardia. Fu molto pago il giudice, che sua figliuola (ch'era la donzella) dimorasse con quelle signore, al che condiscese essa pur volentieri; e valendosi dell'angusto letto dell'oste, e della metà di quello che seco recava il giudice, si accomodarono tutti in quella notte meglio che avessero immaginato.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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