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      La virtù sola è ad onta di ciò sì possente che da per sé, e a dispetto di quanta negromanzia fosse mai saputa dal suo primo inventore Zoroastro sino a noi, riuscirà salva da ogni pericolo, e darà di sé così chiara luce al mondo come la dà il sole al cielo. Perdonatemi, belle dame, se per qualche mia trascuraggine vi avessi apportato dispiacere; che di animo deliberato non so di averne mai fatto alcuno; e pregate Dio che uscire mi faccia da questa prigione, dove mi ha posto un qualche incantatore perverso. Se un giorno n'escirò libero non mi fuggiranno giammai dalla memoria i favori da voi ricevuti in questo castello, e vi mostrerò la mia gratitudine col servirvi e ricompensarvi come meritate."
      Nel tempo che le supposte dame del castello conversavano con don Chisciotte, il curato e il barbiere si accommiatarono da don Fernando e dai compagni suoi, dal capitano, da suo fratello e da tutte quelle contente signore, e specialmente da Dorotea e da Lucinda; e si abbracciarono tutti promettendosi a vicenda di darsi notizie dei loro successi. Don Fernando indicò al curato dove potesse scrivergli per informarlo come la sarebbe finita in riguardo a don Chisciotte, assicurandolo che gli sarebbe riuscito graditissimo l'averne le nuove; e ch'egli poi gli avrebbe dato ragguaglio di tutto ciò che potea soddisfarlo così rispetto al suo maritaggio, come al battesimo della bella Zoraida, all'affare di don Luigi ed al ritorno di Lucinda in seno alla sua famiglia. S'impegnò il curato di eseguire con ogni esattezza quanto gli veniva raccomandato, reiteraronsi gli abbracciamenti una e più volte: e rinnovaronsi reciprocamente le gentili offerte.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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