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      L'oste si accostò al curato, e gli consegnò alcune carte dicendogli di averle trovate nella fodera del valigiotto dove stava la Novella del curioso indiscreto, e che non essendo più tornato il suo padrone a ricuperarle, se le recasse pure con sé, non facendone egli verun caso per non saperle ben decifrare. Le aggradì il curato, e spiegandole sull'istante vide che in fronte degli scritti leggevasi: Novella di Ricometto e Cortadiglio. Immaginando che si trattasse di qualche piacevole storietta, ed avendo molto gradito l'altra del Curioso indiscreto, suppose che anche questa lo avrebbe soddisfatto, potendo darsi che fossero state composte ambedue da un medesimo autore: la tenne dunque custodita, riserbandosi di farne la lettura a tempo più opportuno.
      Montò a cavallo, e così pure il barbiere suo amico, ambedue involti nei loro pappafichi per non essere così presto riconosciuti da don Chisciotte. Camminavano dietro il carro coll'ordine seguente: prima era il carro guidato dal suo carradore; ai due lati lo accompagnavano gli sgherri, come si è detto, coi loro archibusi: veniva poi Sancio Pancia sopra il suo asino, tenendo la briglia di Ronzinante; ed ultimi erano il curato ed il barbiere a cavallo delle loro grandi e poderose mule colle facce tutte coperte, e con grave e serioso contegno adattandosi al tardo passo dei buoi. Stava don Chisciotte seduto nella gabbia colle mani legate, coi piedi distesi ed appoggiato alle grate, sì taciturno e paziente come se non fosse stato uomo di carne, ma statua di pietra.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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