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      Mi duole per i miei figliuoli, mi duole per la mia moglie, che quando potevano e dovevano sperare di vedermi ritornare già fatto governatore o viceré di qualche isola o regno, mi vedranno entrare in casa fatto mozzo di stalla. Tutte queste cose signor curato mio, non le dico per altro né che per pregare quanto più posso la vostra Riverenza ch'ella si rechi a coscienza il mal governo che fa di questo mio buon padrone; e badi bene che Dio Signore nell'altra vita non le dimandi conto della sua prigionia, e non le imputi a colpa se il mio signor don Chisciotte non soccorre i bisognosi, e non fa tutto quel bene che farebbe qualora fosse fuori di questa gabbia.
      - Oh bella davvero: disse a questo punto il barbiere; voi pure, o Sancio, siete dello stesso avviso del vostro padrone? Viva il cielo che vo' vedendo che bisognerà tenere voi pure incantato al pari di lui in una gabbia, poiché pizzicate della sua pazzia, e andate così goffamente immaginando di dover essere governatore di un'isola.
      - Io, rispose Sancio, non sono pazzo per nessun conto, ma galantuomo; e so che il mio padrone potrebbe conquistare tante isole da non trovare a chi darle; e guardi bene come parla vossignoria, signor barbiere, perché tutto non consiste al mondo nel fare delle barbe, e passa gran differenza da un Pietro a un Giovanni: ciò perché ci conosciamo tutti, e a me non si vendono lucciole per lanterne; e per quello che riguarda l'incantesimo del mio padrone, Dio sa la verità: ma lasciamo questa cosa, che tanto più puzza, quanto più si rimescola.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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