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      Le dovizie del padre e la leggiadria della figliuola mossero molti così del paese come forestieri a domandarla in isposa; ma egli stavasene dubbioso, né sapeva determinarsi a cui dovesse concederla. Fra i molti pretendenti io fui quell'uno al quale diedero molte e grandi speranze l'essere conosciuto pienamente dal padre suo, del suo stesso paese, di buona stirpe, in età florida, ricco di sostanze e dotato di buon ingegno. La chiese un altro del paese medesimo, il quale potendo gareggiar meco nelle stesse qualità tenne in bilancia la volontà del padre, cui pareva bene accasata la figliuola con ognuno di noi due. Per uscire di sua incertezza stabilì di significare a Leandra (è questo il nome di colei che mi rende infelice) ch'essendo ambedue noi eguali nel merito amava ch'ella scegliesse a sua voglia. Cosa degna d'essere imitata dai genitori tutti che vogliono dare uno stato ai loro figliuoli. Non dico già che essi debbano lasciar loro l'arbitrio di seguitare il proprio capriccio, ma non vietare di scegliere tra molti buoni partiti quello che loro più aggrada. Non so dire per chi inclinasse Leandra; ma il padre ci teneva dubbiosi mettendo in campo la soverchia gioventù della figlia con espressioni generali che né lui obbligavano, né tampoco noi altri disobbligavamo.
      Il mio rivale chiamasi Anselmo, io Eugenio e ciò vi dico perché vi sieno palesi i nomi delle persone che sono gli attori di una tragedia, il cui fine è tuttora pendente, ma già è certissimo che dovrà essere infelicissimo.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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