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      In questo tempo ritornò al paese certo Vincenzo dalla Rocca figlio di un povero contadino dello stesso luogo il quale aveva militato in Italia e in altre parti. Lo tolse dalla sua casa un capitano, che si abbatté a passare di qua colla sua compagnia quand'egli contava l'età di dodici anni; e tornò il giovane dopo altri dodici splendidamente vestito da soldato, pieno di guernimenti di cristallo e di sottili collane di acciaio. Oggi si adornava ad una foggia, domani ad un'altra, sempre però con molta bella apparenza e con poca spesa. I contadini che sono maliziosi naturalmente, gli posero gli occhi addosso, scandagliarono con esattezza le sue gale e le sue gioie, e si accorsero che i suoi vestiti non erano più di tre, ma che egli dava loro tante e sì varie forme che potevan parere infiniti. Non vi maravigliate se vi trattengo intorno ai vestiti, giacché formano essi gran parte della presente istoria.
      Soleva egli sedersi sul muricciuolo ch'è sotto il palazzo grande della nostra piazza; e quivi, raccontando le sue prodezze, faceva stare ognuno a bocca aperta per ascoltarlo. Non v'era paese nel mondo che non avesse veduto, né battaglia dove non si fosse trovato: aveva ammazzati più Mori che non sono in Marocco e in Tunisi, e fatte, a suo dire, più singolari disfide che Gante e Luna, Diego Garcia de Parades e mille altri che nominava; e di tutte era uscito vittorioso senza aver perduta mai una sola goccia di sangue. Mostrava poi cicatrici, che quantunque non si potesse distintamente conoscere che cosa fossero, le millantava come archibugiate avute in differenti incontri e fazioni.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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