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      Sembrami che abbia anche detto ch'io sono assai scarso d'ingegno, e che egli è bene che io mi circoscriva nei termini della modestia, e ciò per non accrescere afflizione all'afflitto. Debbo credere che sia soverchiamente grande la modestia che investe anche quel signore, il quale non osa comparir in campo alla scoperta, ma vela il suo nome e mente eziandio la patria, quasi che fosse un reo di lesa maestà. Se ti avviene, o leggitore, per avventura di riconoscerlo, digli da parte mia che non me ne tengo per offeso, poiché so bene quali sono le tentazioni del demonio, e che una delle più pericolose quella si è di mettere in testa ad un uomo di essere da tanto di comporre e stampare un libro con cui guadagnar tanta fama quanti danari, e tanti danari quanta fama. In prova di ciò mi sarà grato che scherzosamente tu gli racconti la Novelletta seguente:
      Fu già un pazzo in Siviglia che stavasi incaponito nel più curioso sproposito ed argomento in cui sia mai incorso pazzo al mondo. E questo era, che portando seco una canna appuntata alla sua estremità, se gli veniva trovato un qualche cane per istrada od altrove, con un piede ne teneva compressa al suolo una zampa e gli alzava l'altra colla mano; poi adattavagli alla meglio la canna in un certo buco, in cui soffiando lo faceva diventare rotondo come una palla. Compìto il giuoco, e date al cane due leggere spalmate sul ventre, lo lasciava andar libero, dicendo ai circostanti, che sempre erano molti: Credono ora le signorie loro che basti poca fatica per gonfiare un cane?


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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