Pagina (625/1298)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      »
      Cui don Chisciotte:
      - Cavaliere errante sono, e cavaliere errante morrò, se ne venga il Turco o se ne vada, e con quante forze gli pare; e torno a dire che Dio m'intende.»
      Soggiunse allora il barbiere:
      - Supplico le signorie vostre a permettermi di raccontare loro un piccolo caso occorso in Siviglia che per cadere ora perfettamente a proposito mi viene voglia di non tacerlo.»
      Glielo permisero don Chisciotte e il curato; tutti gli prestarono attenzione, ed egli cominciò in questa guisa:
      «Viveva nella casa dei pazzi in Siviglia un uomo collocatovi dai suoi parenti perché giudicato fuori di senno; era addottorato nei canoni in Ossuna, ma lo fosse pur anche stato in Salamanca, come alcuni dicono, fatto sta ch'era pazzo. A capo di molti anni da che viveasi rinchiuso si persuase di essere ritornato savio e giudizioso, e con tale supposizione egli scrisse all'arcivescovo, supplicandolo con grande istanza e con molto bene accomodate parole che lo facesse trarre dalla miseria in cui viveva, poiché per la misericordia del Signore aveva ricuperato il senno: soggiungendo che l'ingordigia dei parenti, i quali gli usurpavano gli averi suoi, era la sola cagione per cui lo teneano rinserrato, e voleasi che in onta al vero foss'egli trattato da pazzo infino alla morte.
      Persuaso l'arcivescovo dalle molte sue lettere prudenti e assennate, spedì un suo cappellano perché s'informasse dal rettore della casa se vero fosse quanto il dottore scriveva, e venisse eziandio a ragionamento col pazzo, e lo rendesse pure alla libertà quando sembrato gli fosse da vero ritornato in buon cervello.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





Chisciotte Turco Dio Siviglia Chisciotte Siviglia Ossuna Salamanca