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      Alle voci e alle dichiarazioni del pazzo ponevano gli astanti somma attenzione; ma il nostro dottore voltosi al cappellano e prendendolo per mano, gli disse:
      - Non abbia paura la signoria vostra e non faccia conto dell'espressione di questo pazzo, perché se egli è Giove che nega la pioggia, io che sono Nettuno, padre e nume delle acque, farò piovere ogni volta che me ne venga il destro e ne conosca il bisogno.
      Qui il cappellano:
      - Non sarà bene per altro, signor Nettuno mio, il provocare lo sdegno del signor Giove: resti vossignoria nella sua abitazione, che ciò vedremo un altro giorno a più comodo ed agio.
      Fecero grandi risate il rettore e gli astanti, del che prese molto collera il cappellano, ma intanto al povero dottore furono tolti di nuovo i vestiti e restò all'ospedale, e così termina l'istorietta.»
      - E questo è dunque il racconto, disse al barbiere don Chisciotte, che per cadere bene in acconcio ella non ha potuto far meno di esporci? Ah, signor barbitonsore, è pure un gran cieco colui che non vede per la tela di uno staccio! Ed è egli possibile che non conosca vossignoria come i paragoni che si fanno da ingegno a ingegno, da valore a valore, da bellezza a bellezza, da prosapia a prosapia sono sempre odiosi e male accetti? Io, signor barbiere mio, non sono Nettuno il nume delle acque, né pretenderei di essere tenuto per savio se tale non fossi; né altro fo che affaticarmi per far conoscere al mondo l'errore in cui giace di non rinnovare a proprio vantaggio il felicissimo tempo in cui campeggiava l'ordine della errante cavalleria; ma non merita di godere sì eccelso bene la depravata età nostra come era fruito nei tempi nei quali gli erranti cavalieri pigliavano sopra di sé la difesa dei regni, la protezione delle donzelle, il soccorso degli orfani e dei pupilli, il castigo dei superbi e l'esaltamento degli umili.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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