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      - Ma dimmi un poco, moglie di Barabba, o bestia che sei, replicò Sancio: e perché mai opponi senza ragione alcuna ch'io mariti mia figliuola con chi possa darmi dei nipoti che ti chiamino signoria? Teresa cara, io ho sentito a dire da' miei antenati, che quello che non sa profittare della sorte quando gli si presenta, ha da dolersi di se stesso se le scappa di mano; e sarebbe pur mal fatto che noi non le aprissimo la porta ora che vi sta picchiando; e lasciamoci condurre dal vento prospero che adesso soffia. (Per questa maniera di dire, e per ciò che più sotto si esprime da Sancio, dichiarò il traduttore di questa storia di tenere per apocrifo il presente capitolo). E non ti pare egli, animalaccia, continuò Sancio, che sarà una buona fortuna se io sarò preposto a qualche governo, che dandoci buoni proventi ci tolga dal fango, e se potrò maritare Maria Sancia con chi mi va più a genio? Allora sentirò a chiamarti donna Teresa Pancia, e allora tu potrai sederti in chiesa sopra i tappeti, i guanciali e gli arazzi a dispetto e a vergogna delle mogli degli idalghi del paese... Ma no, no; restati pur sempre nel tuo guscio né darti pensiero alcuno di alzarti, e statti a tuo luogo come i santi delle muraglie; e non facciamo altre parole intorno a questo... già la Sancetta dev'esser contessa, di' pure tu quello che ti pare.
      - Tu non sai quello che ti vai cianciando, replicò Teresa: a fronte di tante tue belle parole io sostengo che questa tale contea condurrà nostra figliuola sul carro della malora; fa pure a modo tuo, e fa che sia anche duchessa o principessa, che tutto sarà sempre contro la mia volontà ed il mio consenso.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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