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      Non vi sarà ragione che si abbia a mettere la giunta del don, che non hanno portato mai nostro padre né i nostri avi.
      - Ora sì, replicò Sancio, che io suppongo che tu abbia in corpo qualche spirito folletto. Che Dio m'aiuti, come sei tu andata infilzando tanti spropositi senza né capo né coda? Che hanno qui a fare i Cascasci, i bottoni, i proverbi e l'albagia con quello ch'io dico? Vien qua, mentecatta e ignorante (ché ben posso darti cotesti nomi da che non intendi ciò che ti dico, e volgi le spalle alla fortuna); s'io avessi detto che mia figliuola avesse a precipitare da una torre o ad andare vagando per lo mondo come la infanta donna Uracca, ti darei ragione di non accogliere i miei disegni; ma se in due sole parole o in meno di un aprire o serrare gli occhi te le pianto addosso un don o una signora, e la tolgo dalle stoppie, e la pongo in gravità ed a sedere su di uno strato con più guanciali di velluto che non ebbero in uso i Mori della stirpe degli Almohadi di Marocco, perché non hai tu da volere quello che voglio io?
      - Sai tu perché? rispose Teresa, per causa del proverbio che dice: Chi ti cuopre ti scuopre. Sul povero passa tutto senza osservazione, ma il ricco è minutamente considerato; e se il tale ricco fu povero un giorno, oh allora sì che si mormora e si maledice; e non fanno altro che dire le male lingue, che se ne trovano a monti per le strade e come sciame di pecchie.
      - Badami, Teresa, rispose Sancio, e senti quello che ti voglio dire, e che non l'avrai forse più inteso in tutto il tempo della tua vita; e in questo punto, sai, non parlo di mia testa, oibò, sono tutte sentenze del padre predicatore che predicò la passata quaresima in questo paese.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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