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      » A questo modo, andava Sancio fantasticando fra sé, ma poi ne cavò una conclusione, e tornò a dirsi: «A tutto si rimedia fuorché all'osso del collo scavezzato, e la morte non la si scappa quando l'ora è arrivata. Per mille contrassegni che ho notati, questo mio padrone è già fin d'ora un pazzo da corda ed io sono forse più pazzo di lui perché lo servo e lo seguito. Se è vero il proverbio: dimmi con chi vai e ti dirò chi sei; e l'altro: non come nasci, ma come ti pasci; e s'egli è pazzo, come è veramente, perché piglia una cosa per un'altra, giudica il bianco per nero, e il nero per bianco, come si è veduto quando disse che i mulini da vento erano giganti, che le mule dei frati erano dromedari, che i branchi di montoni erano eserciti di nemici e tante altre mellonaggini, non sarà poi adesso molto difficile il fargli credere che una contadina, la prima che troverò per istrada, sia la principessa Dulcinea: se non lo crederà io lo giurerò; se egli giurerà il contrario, ed io tornerò a giurare affermando; e se perfidierà io perfidierò più di lui, e gli starò sempre al di sopra comunque vada la faccenda: chi sa che a questo modo non lo riduca a non incaricarmi mai più di questa sorta di ambascerie; e forse che sentendo le mie disgustose risposte, penserà che qualche malvagio incantatore, di quelli che tiene per suoi nemici, abbia barattata la figura per fargli del male e portargli gran nocumento.»
      Immaginato da Sancio questo spediente, mise in tranquillità il suo spirito, e tenne per ben finito il suo servigio: per la qual cosa rimase ozioso sino alla sera, perché don Chisciotte doveva credere indispensabile un tanto ritardo per andare e ritornare dal Toboso.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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