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      - Bel paragone! sclamò Sancio; ma egli non è poi tanto nuovo ch'io non l'abbia sentito mille e mille volte, come quello del giuoco degli scacchi, che mentre dura la partita ogni pezzo ha il suo offizio, ma terminata che sia, tutti si mescolano, si uniscono, si mutano e si cacciano in una borsa; ch'è lo stesso come la comparazione della vita che termina nella sepoltura.
      - Tu vai ogni giorno, o Sancio, disse don Chisciotte, diventando meno semplice e più giudizioso.
      - Batti e ribatti, rispose Sancio, ha da restarmi inchiodata bene in testa un poco della sapienza di vossignoria, poiché anche i terreni che sono sterili e senza umore nutritivo, a forza di mettervi buon letame, e di coltivarli, vengono a produrre buone frutta; e voglio inferire da questo che il conversare colla signoria vostra è stato il letame che ingrassò lo sterile terreno dell'infecondo mio ingegno; e la sollevazione del mio spirito la ripeto dal tempo in cui sono al suo servigio e converso con lei; e per tutte queste cose spero che un giorno darò frutta degne di benedizione, e tali che punto non isconvengano né sdrucciolino fuori dalla strada delle buone creanze che vossignoria ha ora aperta al mio intelletto.»
      Si mise a ridere don Chisciotte delle studiate espressioni di Sancio, e gli sembrava anche vero ciò che dicea de' suoi progressi, perché parlava di tanto in tanto a modo che lo faceva restare maravigliato, quantunque non si possa dissimulare che il più delle volte coi suoi discorsi di opposizione o alla cortigianesca precipitasse dal colmo della sua semplicità, nel profondo della sua ignoranza.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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