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      Quello in che si mostrava più elegante e memorativo era una profusione di proverbi, cadessero o no in acconcio al soggetto di cui trattavasi, come si andrà osservando nel corso di questa istoria.
      In tali e altri ragionamenti passarono gran parte della notte. Finalmente s'invogliò Sancio di lasciarsi cadere le cateratte sugli occhi (come soleva dir egli quando volea dormire), e però, levata all'asino la bardella, lo lasciò in pienissima libertà di andarsene al pascolo per lo prato. Non tolse la sella a Ronzinante per essere espresso comando del suo padrone che nel tempo in cui battessero la campagna, o dormissero allo scoperto, non lo sfornisse mai: vecchia costumanza stabilita e osservata dai cavalieri erranti. Levare la briglia e attaccarla all'arcione della sella, pazienza! ma togliere la sella al cavallo? guai! Così fece Sancio, e la libertà dell'asino poté essere comune a Ronzinante la cui amicizia per l'asino fu sì unica e sì stretta che la fama ne corre per tradizione da padre a figliuolo; e l'autore di questa veridica istoria ne fece capitoli a parte, che non ha inseriti soltanto per voler essere geloso custode della decenza e decoro dovuto a narrazioni sì eroiche. Ben è il vero che alcuna volta si dimentica di tale suo proposito e scrive che subito che le due bestie potevano avvicinarsi andavano grattandosi l'una coll'altra, e che quando eran molto stracche, Ronzinante cacciava il suo collo a posare su quello del leardo per modo che ne riusciva un mezzo braccio dall'altra parte, e fissando ambedue gli occhi a terra stavansene a quel modo per tre giorni, o almeno fino a tanto che la fame non li spingeva a cercarsi altrove alimento.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





Sancio Ronzinante Sancio Ronzinante Ronzinante