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      Per tal modo si sono andate succedendo le mie imprese a segno di diventare innumerabili, né io so ancora quale sarà l'ultima che darà principio al compimento delle mie brame. Mi comandò una volta che andassi a sfidare a tenzone quella famosa gigantessa di Siviglia, chiamata la Giralda, il cui valore e fortezza la fa credere di bronzo, e che senza cambiar mai di luogo può contarsi per la più mobile e volubile donna di questo mondo.
      Andai, la vidi, la vinsi, e la ridussi a starsene ferma e a segno; perché pel corso di più che una settimana altri venti non soffiarono fuor quello di tramontana. Altra volta mi fece comando che andassi a pigliare di peso le pietre portate dai bravi tori di Guisando, impresa più da facchino che da cavaliere. Comandò altra volta che mi precipitassi e sprofondassi nella fogna di capra (pericolo inaudito e spaventosissimo!), e che le dessi conto preciso di ciò che rinserrasi in quella oscura profondità: fermai la Giralda, portai le pietre dei tori di Guisando, mi precipitai nella fogna, trassi alla luce quello che rinchiudevasi nell'abisso; ma rimasero più morte di prima le mie speranze, ed i suoi comandi e i suoi sdegni più vivi che mai. In fine mi comandò che scorressi le province tutte di Spagna, e obbligassi tutti i cavalieri erranti che vanno per quelle vagando, a confessare che in bellezza ella è la sola e la prima sopra quante altre vivono oggidì, e che io sono il più valoroso ed il meglio innamorato cavaliere dell'orbe. Per adempiere a questo nuovo comando ho già percorsa la maggior parte della Spagna, e ho trionfato di molti e molti cavalieri che hanno avuto ardire di contraddirmi.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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