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      Avvicinatosi alquanto poté accorgersi che don Chisciotte stava aiutando Sancio a montare, sicché ritenne la briglia, e si fermò a mezzo il corso, della qual cosa il cavallo fu gratissimo, perché non potea andare innanzi.
      Don Chisciotte, cui parve che il suo nemico gli venisse incontro volando, spronò sì fortemente i malconci fianchi di Ronzinante, e siffattamente lo fece correre, che la istoria racconta quella essere stata l'unica volta in cui fu veduto andar di galoppo, atteso che in tutte le altre non furono mai altri che trotti belli e buoni. Con questa non più veduta furia raggiunse quello dagli Specchi, il quale benché piantasse nel corpo del suo cavallo gli sproni sino al bottone non gli riuscì di poterlo far muovere né manco un solo dito dal luogo dove aveva posta la meta al suo corso.
      Colto l'avversario in sì difficile circostanza, imbarazzato molto dal suo stesso cavallo, ed occupato dalla lancia che non poté o non seppe a tempo mettere in resta, don Chisciotte non si curò punto di questi inconvenienti, ma a man salva e senza pericolo di sorta assalì quello dagli Specchi con sì gran furia, che a suo marcio dispetto lo fece stramazzare a terra per le groppe del suo cavallo. Tale si fu la caduta, che non movendo né piè né mani diede manifesti segni di essere rimasto morto.
      Appena Sancio lo vide a terra, sdrucciolò giù dal sughero, e con grande velocità raggiunse il suo padrone, il quale smontando da Ronzinante fu sopra a quello dagli Specchi, e levandogli i cappii dell'elmo per vedere se fosse morto, o per fargli prendere una boccata d'aria se a caso vivesse ancora, vide.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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