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      Conterà intorno a diciott'anni: sei ne impiegò in Salamanca imparando le lingue greca e latina; e quando volli che passasse a studiare altre scienze, lo trovai così incapricciato nello studio della poesia (se pure essa merita il nome di scienza) che non m'è possibile condurlo ad applicarsi alle leggi a seconda del mio desiderio, e neppure a quello della regina delle scienze, la teologia. Era unico mio voto ch'egli coronasse con altri meriti l'onore del suo lignaggio, poiché viviamo in un secolo in cui s'impartisce dai nostri re largo premio alle virtuose e buone lettere, ma queste se alla virtù non si accompagnino, diventano perle tra le sozzure. Egli consuma le intiere giornate a esaminare se bene o male in un tal verso dell'Iliade siasi spiegato Omero, se il tale epigramma di Marziale sia esente o no da disonestà; se abbiansi ad intendere in un modo piuttostoché in un altro i tali versi di Virgilio; in conclusione tutte le sue occupazioni si confinano nei riferiti poeti, e in altri ancora, come in Orazio, Persio, Giovenale e Tibullo, non facendo molto conto dei poeti moderni: ed a fronte del mal genio che mostra di avere per la romanzesca poesia volgare, si lambicca il cervello in fare una glosa in quattro versi che inviatigli vennero da Salamanca e che credo sieno fatti per una giostra letteraria.
      A tutto questo don Chisciotte rispose:
      - Signore, i figli sono parte delle viscere dei loro genitori, e si hanno perciò ad amare, buoni o tristi che sieno, nella maniera stessa che si porta affetto a chi diede la vita.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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