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      - Oh questo non farò io, rispose il custode, ché stuzzicandolo sarei il primo sbranato; si contenti vossignoria, signor cavaliere, di ciò che ha fatto, che è stato un andare sopra ogni genere di bravura, e non voglia tentare un'altra fortuna: aperta è la porta al leone, e dipende da lui l'uscire o lo starsene, ma poiché non uscì finora, non uscirà più in tutto il giorno. Rifletta vossignoria che la grandezza del suo coraggio si è a quest'ora sperimentata abbastanza, e che niun valoroso combattente, a quanto io so, fu obbligato mai a fare più che sfidare il nemico ed attenderlo in campo aperto: se il nemico non viene è sua la infamia, e chi lo aspetta ha per sé la palma della vittoria.
      - Hai detto la verità, rispose don Chisciotte; chiudi, amico, la gabbia, e fammi testimonianza nelle forme migliori che per te si possano di quanto mi hai veduto operare; cioè, come tu apristi la gabbia al leone, ed io lo stetti aspettando, ma che non è uscito fuori; come tornai ad aspettarlo, ma che tornò in gabbia volontario, e che la finì col porsi a dormire: tu hai detto bene che io non posso fare di più, e male abbiano gl'incantesimi, e Dio protegga la ragione, la verità e la vera cavalleria: chiudi, come ti ho detto, ché intanto fo segno ai fuggitivi e agli assenti perché tornino ed odano dalla tua bocca la mia prodezza.»
      Il custode fece quanto gli domandò don Chisciotte: il quale ponendo allora sulla punta della lancia il fazzoletto con cui erasi nettato il viso per la pioggia della ricotta, cominciò a chiamare quelli che tuttavia attendevano a fuggire, rivoltando di quando in quando la testa e seguitando le tracce di don Diego dal gabbano verde.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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