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      L'errante cavaliere scorra le più remote parti del mondo; penetri nei più intricati laberinti, cimenti l'impossibile ad ogni passo, resista negli spopolati deserti ai raggi cocenti del sole nel cuor della state, e nel verno alla dura inclemenza dei venti e dei ghiacci: non lo spaventino leoni, non lo atterriscano fantasime, non faccia conto d'incantatori; che il cercare questi, l'assalir quelle e il vincere tutti sono suoi precipui e veri esercizi. Io dunque, come quello cui toccò in sorte d'esser nel novero della errante cavalleria, tralasciare non posso di affrontare quanto sembrami della giurisdizione del mio officio; e perciò m'affrontai ai leoni, tuttoché conoscessi esser questa eccessiva temerità; mentre so benissimo che cosa è valore, il quale è una virtù posta fra i due viziosi estremi, la codardia e la temerità. Fia però minor male che il valoroso si innalzi ad essere temerario che abbassarsi alla codardia; e siccome è molto più facile che il prodigo diventi uomo prode di quello che il valente codardo. Mi creda, vossignoria, che è da tenersi più in conto chi pecca nel troppo che nel poco, e suona meglio all'orecchio di chi ascolta il tale cavaliere è temerario e ardito, che il tal cavaliere è timido e codardo.»
      - Io dico, signor don Chisciotte, rispose allora don Diego, che quanto ha esposto e fatto vossignoria va scrupolosamente del paro colla ragione; e penso che se le ordinanze e le leggi della errante cavalleria si perdessero, registrate si troverebbero nel petto della signoria vostra come in proprio loro deposito e archivio: ma affrettiamoci ché la sera è vicina, e passiamo al mio contado e alla mia casa dove riposerete alquanto dalle fatiche, che se non abbatterono il corpo hanno certamente di soverchio occupato lo spirito, il che talvolta ridonda in istanchezza del primo.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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