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      S'egli fosse stato uomo tanto osservatore degli augurî come lo era della fede cattolica, avrebbe ciò tenuto per tristo presagio, e non avrebbe più pensato a cacciarsi in quell'antro; ma rizzatosi e vedendo che più non uscivano corvi, né altri uccelli notturni, come sono pipistrelli e nottole ed altri simili, il giovane e Sancio cominciarono a dargli fune, e lo calarono al fondo della spaventosa caverna.
      All'entrarvi, Sancio gli diede la sua benedizione e gli fece sopra mille croci, dicendogli:
      - Dio ti faccia la strada, e la Rocca di Francia e la Trinità di Gaeta, o fiore di latte, o schiuma degli erranti cavalieri! vattene pur là, bravazzo del mondo, cuore d'acciaio, braccio di bronzo: Dio ti faccia strada e ti riconduca libero, sano e salvo, e senza macchia alla luce di questa vita che ora abbandoni per seppellirti volontario in tanta oscurità!»
      Fece il giovane quasi le stesse preghiere e voti. Don Chisciotte andava gridando che gli dessero fune e fune ancora, ed eglino gliela davano a poco a poco; e quando più non si udirono le voci che uscivano volteggianti per la Grotta, già avevano essi calate le cento braccia di fune. Non avendone di più giudicarono di tirare in su don Chisciotte. Rimasero là perplessi per mezz'ora, dopo di che cominciarono a ritrarre sì facilmente e senz'alcun peso la fune, che immaginaronsi che don Chisciotte non vi fosse più attaccato.
      Sancio Pancia, pensando in effetto che così avvenuto fosse, piangeva dirottamente, e aiutava a tirare in su la fune con affannosa premura per disingannarsi; ma giunti presso alle ottanta braccia sentirono allora soltanto un peso che loro diede improvvisa consolazione.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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