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      Finalmente scoprirono distintamente don Chisciotte, cui Sancio die' voce, dicendogli:
      - Sia vossignoria il ben tornato, o signor mio; oh noi credevamo ch'ella volesse restare là dentro per semente.»
      Don Chisciotte non rispondea parola, e quando lo ebbero tratto fuori, videro che tenea gli occhi chiusi quasiché se ne stesse dormendo. Lo distesero in terra, lo slegarono, ma non dava tuttavia segno di svegliarsi: tanto però lo voltarono e rivoltarono, scossero e dimenarono, che dopo qualche spazio di tempo tornò in sé; fregandosi gli occhi stirandosi tutto, come chi da grave e profondo sonno si desta: e portando gli sguardi dall'una parte e dall'altra, qual uomo spaventato, proruppe:
      - Dio ve lo perdoni, amici, che tolto mi avete dalla più deliziosa e gradevole apparizione che uomo di questo mondo abbia veduto mai. Ora sì che finisco di persuadermi che le allegrezze tutte di questa vita si dileguano come ombra e come sogno, e appassiscono come fiore nel prato. O sventurato Montésino o mal ferito Durandarte! o miseranda Belerma! o piangente Guadiana! o voi tutte sfortunate figlie di Ruidera che mostrate nelle vostre acque le copiose lagrime che piovvero dai vostri begli occhi!»
      Stavano Sancio ed il giovane ascoltando attentissimi le parole di don Chisciotte, il quale le proferiva con tanta forza come se uscite fossero dalle sue viscere dopo il più tormentoso e inesplicabile affanno. Lo pregarono che spiegasse i suoi detti, e che desse conto di ciò che in quell'inferno avea veduto.
      - Inferno lo chiamate? disse don Chisciotte: voi gli date tal nome perché non lo avete veduto.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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