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      Teneva in mano un sottil fazzoletto, entro cui, per quanto si poté scorgere, stava un cuore di carne mummificato; tanto era secco e annerito! Montésino mi disse che tutta la gente che componeva quella processione erano serventi di Durandarte e di Belerma, le quali ivi coi due loro padroni stavano incantate come tutti gli altri; e che l'ultima, la portatrice del cuore nel fazzoletto, era la signora Belerma, che per quattro giorni di ogni settimana colle sue donzelle faceva quella processione, cantando o per meglio dire, piangendo versi di mestizia sulla spoglia e sul compassionevole cuore del suo cugino. Mi avvertì ancora che se a me fosse apparsa un po' brutta, o non così bella come ne correva il grido, se ne doveano incolpare le triste notti e i dì peggiori ch'ella passava in quell'incantamento, come lo dimostravano le sue grandi occhiaie e il suo colore gialliccio. Se l'affanno del suo cuore, mi disse, che sempre le ricorda la fatal perdita del suo amante nel fiore degli anni, non la amareggiasse, l'agguaglierebbe appena in bellezza, in grazia e in bel garbo la grande Dulcinea del Toboso, sì celebrata per tutti questi contorni ed anche per tutto il mondo.
      - Adagio un poco, allora diss'io, signor don Montésino: proceda vossignoria nel racconto della sua istoria com'è di dovere, ché odioso è sempre qualunque paragone, e non si dee mettere a confronto questa con quella. La senza pari Dulcinea del Toboso è quello che è, e la signora Belerma è chi è e chi è stata; e basti così. Al che mi rispos'egli: Signor don Chisciotte, perdonimi, vossignoria, ché confesso di essere caduto in errore, e ho detto male nell'asserire che la signora Dulcinea sarebbesi appena pareggiata alla signora Belerma, perché avendo scoperto in voi il suo cavaliere avrei dovuto mordermi la lingua prima di porla a confronto con altri che col cielo.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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