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      - Per certo, o scudiere galante, rispose la signora, che compita avete di tutto punto la vostra ambasceria; alzatevi pure di terra che scudiere di sì alto cavaliere, come si è quello dalla Trista Figura, di cui abbiamo quivi gran novelle, non è dovere che stia ginocchioni: alzatevi, amico, e dite al vostro padrone che venga pure in buon'ora a favorire me ed il duca mio marito nella casa di campagna che abbiamo qui presso.»
      Si levò Sancio, stupito sì della bellezza della buona signora, come della sua molta gentilezza e del molto buon garbo, e dall'avergli ella detto che l'era ben noto il suo padrone, il cavaliere dalla Trista Figura: e immaginò che se non lo chiamava col titolo di cavaliere dai Leoni, ciò doveva essere perché era un titolo di data ancor troppo fresca.
      Gli replicò la duchessa (di cui s'ignora il nome tuttavia):
      - Ditemi, di grazia, fratello scudiere, è egli questo vostro padrone un tale di cui va stampata una istoria, che si chiama: Dell'ingegnoso idalgo don Chisciotte della Mancia, e che tiene per sovrana del suo cuore una tale Dulcinea del Toboso?
      - Oh, egli è quello appunto, signora, rispose Sancio; e quello scudiere che va o deve andare in questa tale istoria, sono io, che mi chiamo Sancio Pancia, se non mi hanno cambiato il nome in culla, o a meglio dire se non lo hanno cambiato nella stampa.
      - Molto mi compiaccio di tutto questo, disse la duchessa; andate, fratello Pancia, e dite al vostro padrone che egli sarà il benvenuto in queste mie terre, e che niuna cosa poteva succedermi che mi desse più piacere di questa.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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