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      - Per l'abito che io porto, che sto per asserire che vostra eccellenza darà in pazzia come questi barbagianni. E come non hanno da essere eglino pazzi, se i saggi avvalorano le loro follie? Resti l'eccellenza vostra con loro, e finattantoché avranno qui albergo, io vivrò in casa mia e mi dispenserò dal riprendere quello cui non sono atto a porgere rimedio.»
      Senz'altro soggiungere né altro mangiare se ne andò; né furono bastanti a distorlo le preghiere dei duchi, benché non gli dicesse il duca gran cose, impeditone dalle risa che la impertinente sua collera gli avea cagionato.
      Finì poi di ridere e disse a don Chisciotte:
      - Vossignoria, signor cavaliere dai Leoni, ha per quello che la risguarda, sì altamente risposto, che null'altro occorre per difendere questo, che se ben paia torto, non lo è però in modo alcuno: e siccome le donne non ingiuriano mai, e manco ingiuriano gli ecclesiastici, come vossignoria sa meglio di me.
      - Così è, rispose don Chisciotte, e ciò viene perché colui che non può essere ingiuriato, non può ingiuriare alcuno. Le donne, gli ecclesiastici, quando non riescono a difendersi, tuttoché offesi, non possono, per la stessa ragione, chiamarsi affrontati: perché fra il torto e l'affronto passa, com'è noto a vostra eccellenza, questa differenza, che l'affronto viene da chi è in grado di farlo, e lo fa, e lo sostiene; e il torto può provenire da qualsivoglia parte, senza che produca affronto; e per esempio: uno va per la strada spensierato, e dieci lo assalgono armata mano e il percuotono; egli mette mano alla spada ed eseguisce il dovere, ma sopraffatto dal numero gli è tolto di vendicarsi: questo resta ingiuriato ed offeso, ma non affrontato.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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