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      Si venne poi a sapere che il duca era determinato che se non lo avessero lavato come don Chisciotte, avrebbe loro fatta costar cara una licenza, che abbastanza emendarono coll'avere insaponato anche lui.
      Stette attento Sancio alla cerimonia di tutto il lavacro, e disse fra sé:
      - Perdinci che bella cosa se in questo paese si usasse di lavare la barba anche agli scudieri, come si fa ai cavalieri! E che bisogno che io ne avrei! e tanto più mi darebbero gusto se me la radessero col rasoio!
      - Che andate, o Sancio, fra voi mormorando? domandò la duchessa.
      - Dico, signora, egli rispose, che nelle corti degli altri principi ho sempre sentito che nel levar le tovaglie dànno bensì l'acqua alle mani, ma non il ranno, e che perciò bisogna vivere assai per vedere assai; come anche si dice che colui che lunga vita vive ha da passare per la trafila dei guai, ma il passare per uno di questi lavacri sarebbe più presto un gusto che un guaio.
      - Non vi date fastidio, amico Sancio, disse la duchessa, ch'io farò bene che le mie donzelle vi lavino e vi mettano anche in bucato, se occorra.
      - Per ora mi contento della barba, disse Sancio, che all'avvenire pensano gli astrologi.
      - Ehi, scalco, disse allora la duchessa, sentite quello che dimanda il buon Sancio, ed eseguite a puntino i suoi ordini.
      Rispose lo scalco che il signor Sancio sarebbe servito in tutto, e con questo se ne andò a desinare, e menollo seco, restando tuttavia a tavola i duchi e don Chisciotte, discorrendo fra loro di molte cose, tutte analoghe all'esercizio delle armi e della errante cavalleria.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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