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      potrebbe prendere le redini di uno stato con tutta la facilità quanta ne ha il re nell'amministrazione delle sue dogane. Già è noto, per molte sperienze, che somma abilità non richiedesi a governare, né molto sapere per essere governatore, mentre se ne trovano a centinaia che sanno appena leggere, e governano come girifalchi: quello che importa si è l'avere buone intenzioni, l'amministrare con rettitudine, e quanto al resto non mancherà chi lo consigli e guidi, e potrà imitare i governatori cavalieri e non iurisperiti, che nelle sentenze si fanno assistere dall'assessore. Lo consiglierò io per altro a sostenere dignitosamente il suo posto, a non cedere ad altri il suo diritto, ed altre cose che serbo in petto, e che usciranno fuora a suo tempo, per vantaggio di Sancio, e per maggiore utilità dell'isola che gli sarà affidata.»
      Giunti erano a tal passo del colloquio il duca, la duchessa e don Chisciotte, quando molte volte voci e grande rumore di genti si udì nel palagio; e all'improvviso entrò Sancio nella sala tutto spaventato con un ceneracciolo per bavaglio, e dietro lui molti garzoni, o, per meglio dire, guatteri di cucina ed altra gente minuta, uno dei quali portava certa larga scodella di legno piena di acqua, che al colore ed all'immondezza, pareva che rigovernate avesse le stoviglie.
      Costui inseguiva Sancio, e voleva pure ficcargli il vaso sotto la barba, nell'atto che un altro guattero mostrava di apprestarsi a vogliergliela lavare.
      - Che cosa è questo? che c'è egli? che pretendete, disse la duchessa, da questo galantuomo?


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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