Pagina (954/1298)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      - Ebbene, soggiunse la duchessa a Sancio, che rispondete voi adesso?
      - Io rispondo, egli disse, quello che ho già detto, che alle frustate abernunzio.
      - Abrenuncio, dovete dire, Sancio mio, replicò il duca.
      - Per carità, la grandezza e celsitudine vostra mi lasci stare, rispose, che ho altro adesso per la testa che badare a sottigliezze, o se le lettere vadano a puntino al proprio luogo. Costoro mi fanno stare tutto sconvolto, e queste frustate che vogliono affibbiarmi o che debbo regalarmi da me medesimo, sono faccenda tale, che io non so più né quello che mi dica né quello che mi faccia. Ma vorrei sapere dalla mia signora Dulcinea del Toboso, chi è stato colui che le insegnò questi modi di pregare? Vuole che io mi diserti le carni a frustate, e in aggiunta mi favorisce dei titoli di animalaccio, di bestione indomito, con una sequenza di perfidi nomi che non li tollererebbe il demonio? Crede ella ch'io abbia le carni di bronzo? che importa a me ch'ella s'incanti o si disincanti? e poi che compenso mi dà? dov'è almeno una cesta di biancheria o di cuffie o di calzette (quantunque io non ne porti) che possa mitigarmi, senza passare da uno in altro vituperio? Si sa bene il proverbio che un asino carico d'oro monta leggermente sopra una montagna: che i donativi spezzano i sassi; che aiutati che io ti aiuterò; che più vale un prendi che un ti do: e il mio signor padrone, che dovrebbe lisciarmi la coda e incoraggirmi perché mi facessi di lana o di bambagia scardassata, aggiunge ancora egli che se mi piglia, mi lega nudo ad un albero e mi raddoppia la pietanza delle frustate!


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





Sancio Sancio Dulcinea Toboso