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      Taceva don Chisciotte, e Sancio moriva di voglia di vedere il viso della Trifaldi e di qualcuna delle sue molte matrone; ma non poté appagare questo suo desiderio sino a tanto che non risolsero da per loro stesse a discoprirsi. Acchetata e taciturna tutta la compagnia stava aspettando chi fosse il primo a parlare e fu la matrona Dolorida con questi detti.
      - Ho la più certa fidanza, potentissimo signore, signora bellissima, discretissimi circostanti, che la mia disgrazia abbia a trovare nei vostri petti valorosissimo ricapito, placido non pure ma generoso e doglioso, poiché è tanto strabocchevole la mia sorte che basta ad intenerire marmi, sminuzzare diamanti, a impietosire il più ferreo, feroce cuore. Prima però che pervenga alla piazza dei vostri uditi, per non dire orecchi, bramerei essere informatissima se trovasi in questo grembo e circolo e comitanza il raffinatissimo cavaliere della Mancissima e il suo scuderilissimo Sancio Pancia
      Sancio, prima che altri facesse parola, disse:
      - Sancio Pancia è qua in persona, e don Chisciotte ancora, e potrete, dogliosissima matronissima, dire ciò che foste bramosissima di far sapere, ché siamo tutti prontissimi e dispostissimi ad esser vostri servitorissimi.»
      In questo si rizzò don Chisciotte, e rivolgendo la parola alla Dolorida matrona, disse:
      - Se per opera di qualche atto valoroso, o per gagliardia di un cavaliere errante possono, o angustiata signora, promettersi le sciagure vostre qualche speranza di alleggiamento, eccovi il valore e le forze mie, le quali tuttoché deboli e poche, saranno impiegate tutte a servigio vostro.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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