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      - Tu vedi, fratello Sancio, a qual lungo viaggio stiamo per accingerci, e Dio solo sa quando torneremo dall'averlo compito, e quali cure e incontri possiamo avere nelle nostre imprese, e però io vorrei che tu ti ritirassi nella tua stanza, come in aria d'andartene ad apprestare qualche cosa necessaria pel viaggio, e in un batter di occhio ti dessi a conto delle tremila e trecento frustate alle quali obbligato ti sei, cinquecento sole, che quando sono date non vi si pensa più, e il cominciare le cose è un averle quasi mezzo finite.
      - Vossignoria è diventato matto? rispose Sancio: questo è come quelli che dicono: vedi che ho fretta, e mi comandi adagio? Ora che devo andarmi a sedere sopra un pezzo di tavola rasa pretenderebbe vossignoria che mi flagellassi? In verità ch'ella esce del seminato: andiamo a radere queste matrone, e da quello che sono prometto che al mio ritorno mi darò tutta la premura di soddisfare al mio obbligo in modo che vossignoria resterà pienamente contento; e non parliamo altro.»
      Rispose don Chisciotte:
      - Or via sopra questa tua promessa, Sancio mio galante, io parto consolato ma tengo fermo che la manterrai; perché alla fin fine, benché tu sia sciocco, ti conobbi sempre veridico.
      - Io non sono verde ma bruno, disse Sancio; ma quand'anche fossi mischio, manterrei la mia parola.»
      Con questo tornarono, e si misero in punto di salire su Clavilegno. Stando per montarvi, disse don Chisciotte:
      - Sancio bendati e monta su, che chi da sì longinqui paesi ci manda a chiamare, non può volerci trarre a nessun mal passo per la poca gloria che potrebbe ridondare nell'ingannare chi vive in fede; ed ancorché tutto avvenisse al rovescio di quello che io mi figuro, non potrà venire oscurata da malizia di sorta alcuna la gloria di aver tentata quest'alta e nuova impresa.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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