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      - Il mio nome lo so fare di avvanzo, disse Sancio, poiché quando era priore nel mio paese ho imparato a far certe strisce come quelle delle balle delle mercanzie, che significavano il mio nome; adesso fingerò di aver storpiata la mano diritta, che ad ogni cosa si rimedia fuorché alla morte; ed avendo io il braccio e il comando farò a mia voglia: e tanto più che a chi ha il padre giudice (e io che sono governatore sono più che giudice) non si fanno i conti addosso: a chi mi stuzzica e mi calunnia interverrà come ai pifferi di montagna, verrà per lana e tornerà tosato: a cui Dio vuol bene va a trovarlo in casa; le scioccherie del ricco corrono per sentenze nel mondo, ed essendo io ricco e governatore e liberale ancora, come ho divisato di voler essere, non mi sarà trovato nell'esame difetto alcuno: e non bisogna farsi in questo mondo pecora che il lupo se la mangia: tanto vali quanto tieni, soleva dire mia nonna; e dell'uomo arrabbiato non ti vedrai vendicato.
      - Oh che tu sia maledetto, Sancio, soggiunse don Chisciotte, sessantamila demonî portino via te e i tuoi proverbi, ch'egli è una gross'ora che li stai infilzando facendomi mandare giù mille bocconi di disgusto per ognuno di essi. Ti do parola che questi strambotti ti condurranno alla fine su di un paio di forche, e ti sarà strappato dalle mani il governo, perché prevedo in oltre che userai mille parzialità. Dimmi: dove li trovi o ignorante? O come li applichi, o scimunito, quando per dirne io uno solo e applicarlo a dovere travaglio e sudo come se zappassi la terra?


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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